Da essere un capo a diventare leader

Come cambiare da essere un capo a essere un leader

Da essere un Capo a Leader: Le Differenze Chiave per un Approccio Efficace con i Collaboratori

In questo articolo vedremo come passare da essere un capo a leader. Esploreremo le 10 grandi differenze tra essere un capo e un leader, mettendo in luce l’importanza di essere parte del gruppo. Scopriremo anche le priorità del leader, che includono la coordinazione e la crescita dei collaboratori. Analizzeremo come la comunicazione del leader passi dalla critica al feedback costruttivo, per ispirare motivazione e rispetto nel team. Infine, esploreremo il carisma del leader e come questo possa influenzare positivamente l’ambiente di lavoro. Preparati a imparare e ad affinare le tue abilità di leadership!

 

Fare o Essere? La Sottile Differenza tra essere un Capo ed essere un Leader

La sottile differenza tra essere un capo e un leader risiede nella prospettiva e nell’approccio. Mentre nell’essere un capo ci si concentra principalmente sul fare, sulle azioni da compiere e sui risultati da ottenere, un leader va oltre. Un vero leader comprende l’importanza dell’essere, cioè di essere un esempio, un punto di riferimento per i propri collaboratori. Il leader non solo guida il gruppo verso gli obiettivi comuni, ma è anche parte integrante di esso, condivide le sfide e le responsabilità. La differenza fondamentale sta nel modo in cui il leader si relaziona con i suoi collaboratori: non come semplici subordinati, ma come membri di una squadra che lavorano insieme per raggiungere il successo. Il leader valorizza le competenze e le idee di ogni individuo, incoraggiando la partecipazione attiva e la condivisione delle conoscenze. In breve, il leader si concentra non solo sul fare, ma anche sull’essere un punto di riferimento ispiratore per i suoi collaboratori.

 

Le 10 mosse che ti rendono più efficace con i collaboratori, ovvero la differenza tra fare ed essere

Pensi di essere un capo o più un Leader? A questa domanda la maggior parte di noi probabilmente risponderebbe dicendo “io sono un leader”. Ma per evitare autoinganni disfunzionali, dobbiamo passare dalla logica della definizione alla praticità delle azioni.

Quindi la domanda diventa: “Quali sono le differenze tra le due figure?”

  1. Se vuoi essere un capo di “IO” e “TU/VOI”, un LEADER dice “NOI”.
    Questa è la prima grande differenza: il primo tende a considerarsi una figura separata dal gruppo, il secondo si sente parte del gruppo e se ne sente responsabile.
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  2. Un capo usa le persone per crescere, un LEADER fa crescere le persone.
    Entrambi hanno a che fare con delle persone, ma mentre il primo le usa per poter emergere personalmente all’interno dell’azienda, il secondo punta a far emergere i talenti dei propri collaboratori.
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  3. Per essere un capo ordina, un LEADER coordina.
    Un capo tende a dare quasi sempre ordini, usa un linguaggio direttivo e pieno di imperativi; difficilmente dice “per favore”, o “potresti?”. Un Leader, invece, è cooperativo, usa un approccio strategico alla comunicazione, sa formulare richieste, domande, e sa che deve essere direttivo e usare gli imperativi solo in situazioni critiche e di emergenza.
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  4. Nell’essere un capo tu giudichi, un LEADER osserva.
    In ogni azienda ci sono collaboratori che parlano di loro e tra di loro, di malumori, di opinioni, etc… Un capo giudica penalizzando o premiando, mentre un Leader osserva e ascolta, cercando di capire cosa gli altri pensano e provano per poterli supportare al meglio.
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  5. Un capo “sgrida”, un LEADER dà feedback.
    Un capo è vittima della logica premio/punizione e tende a giudicare i collaboratori fino a sgridarli ripetutamente o ad averne dei favoriti. Un Leader, invece, sa dare correttamente feedback specifici, li dà continuamente a tutta la squadra e li richiede.
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  6. Se vuoi essere un capo parla e basta, un LEADER ascolta sempre. 
    Un capo deve sempre dire la sua, impone la sua opinione e vuole sempre l’ultima parola. Un Leader ascolta sempre i vari punti di vista all’interno della squadra, riuscendo ad esprimere con eleganza il proprio punto di vista in modo persuasivo.
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  7. Per essere un capo metti paura, un LEADER ispira motivazione e rispetto.
    Un capo cerca di esercitare il potere attraverso l’autorità e il ruolo, generando paura nei suoi collaboratori. Un Leader, invece, ispira motivazione, entusiasmo, passione e rispetto: conquista autorevolezza con il suo comportamento.
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  8. Nell’essere un capo devi dire “fate”, un LEADER dice “facciamo”.
    Un capo assegna incarichi, anche in modo direttivo, e si “tira fuori” dal campo di gioco. Un Leader si dà da fare sempre, guida con l’esempio, e anche quando delega si sente comunque corresponsabile e supporta la squadra nelle attività assegnate.
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  9. Un capo è incongruente, un LEADER guida con l’esempio.
    Un capo è molto spesso incongruente. Dice di fare attenzione ai valori aziendali e spesso è il primo a disattenderli. Un Leader, invece, guida con l’esempio. Per questo motivo spesso non parla neanche dei valori: li condivide e li vive pienamente nella sua quotidianità aziendale.
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  10. Se vuoi essere un capo, focalizzati sui prodotti e sui processi, un LEADER sulle persone.
    Un capo pensa sempre a migliorare e ottimizzare i prodotti e i processi, anche a costo di trattar male le persone. Un Leader sa che sono le persone a migliorare prodotti, servizi e processi, e per questo è focalizzato sul benessere delle persone: collaboratori e clienti.
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  11. Per essere un capo pensa a breve termine, un LEADER a lungo termine. 
    Un capo pensa solo agli obiettivi di breve termine, e spesso ai suoi obiettivi personali. Un Leader ha una VISION di lungo periodo che ne guida ogni scelta e ogni comportamento.
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  12. Un capo si prende i meriti, un LEADER riconosce i meriti.
    Un capo pensa a far primeggiare la propria figura e il proprio ruolo, anche a costo di assegnare a sé i meriti altrui. Un Leader invece riconosce agli altri i propri meriti pubblicamente, congratulandosi e stimolando la proattività e l’iniziativa individuale.
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  13. Se vuoi essere un capo, allora sii lunatico, un LEADER ha Equilibrio Emotivo.
    Un capo molto spesso cambia umore, “perde le staffe” o è esageratamente entusiasta: spesso è fuori luogo e il suo stato emotivo viene imposto nell’ufficio, come una specie di risonanza negativa. Un Leader ha un buon Equilibrio Emotivo, ascolta e gestisce le proprie emozioni, ascolta le emozioni altrui e sa supportare gli altri nei momenti di disequilibrio emotivo.
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  14. Un capo è un problema, un LEADER risolve problemi.
    Un capo molto spesso genera con i suoi comportamenti e le sue decisioni problemi, anche solo relazionali. Un Leader, invece, è un problem solver, e trasforma ogni situazione in un’opportunità.
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  15. Per essere un capo sii intollerante alle differenze, un LEADER le valorizza. 
    Un capo ha difficoltà a gestire le varie differenze interne, le soffre, non le accetta, e spesso genera conflitti. Un Leader considera le differenze come un valore essenziale e una ricchezza aziendale, riuscendo a farle accettare anche ai propri collaboratori.
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  16. Se vuoi essere un capo allora accontentati di avere dei dipendenti, un LEADER ha collaboratori.
    Un capo parla del proprio “gruppo” riferendosi a loro come “dipendenti”. Un Leader tratta le persone come collaboratori, creando così una vera e propria “squadra”.

 

L’Importanza per un leader di Essere parte del suo team di collaboratori

Essere un capo significa essere sconnessi dal proprio team. Il capo mette distanza dai suoi sottoposti. Non si amalgama, e si compiace di questo. L’importanza di essere parte del gruppo è fondamentale invece per un leader che desidera avere un approccio efficace con i propri collaboratori.

Un vero leader non si pone come un capo distante e superiore, ma come un membro attivo della squadra. Questo comportamento crea un senso di fiducia e coesione tra i membri del gruppo, incoraggiando la collaborazione e la sinergia. Essere un capo significa esercitare potere, per cui il capo distribuisce attività, ma non si cura di costruire una squadra di cui lui è protagonista.

Essere parte del gruppo permette al leader invece di comprendere appieno le dinamiche interne e le sfide che i collaboratori affrontano quotidianamente. Inoltre, questa vicinanza permette al leader di identificare le risorse e i talenti presenti nel gruppo, sfruttandoli al meglio per raggiungere gli obiettivi comuni. Nell’essere un capo, una persona finisce per lamentarsi di non avere tutto quello che il leader riesce ad ottenere dai collaboratori, ma in fin dei conti, è la fonte del suo stesso problema.

Infine, essere parte del gruppo dimostra umiltà e rispetto verso i propri collaboratori, creando un ambiente di lavoro positivo e favorevole alla crescita individuale e collettiva. Essere un capo ti fa perdere di vista questi elementi, che anzi sono solo un fastidio: “un capo è lì per lavorare, non ha mica tempo per il team management!”

 

Le non priorità dell’essere un capo: Coordinazione e Crescita

Chi vuole essere un capo efficace si da un gran da fare per coordinare il lavoro, ma lo fa nel modo sbagliato. E scoraggiato dai risultati, anziché attribuire l’insuccesso dei suoi risultati a se stesso, da la colpa ai collaboratori.

Invece un vero leader sa che la coordinazione efficace delle attività del team è essenziale per raggiungere gli obiettivi comuni e si fa carico di ottenere in prima persona questo risultato: se vuoi essere un capo cerca scuse 😉.

Farsi carico del risultato organizzativo implica la capacità di assegnare compiti in modo equilibrato, di delegare responsabilità e di incoraggiare la collaborazione tra i membri del gruppo. Inoltre, un leader deve essere in grado di favorire la crescita personale e professionale dei suoi collaboratori. Se vuoi essere un capo, preoccupati invece solo della tua sedia: se i dipendenti diventano bravi, potrebbero un giorno “farti le scarpe”. Meglio che restino incapaci.

Un leader invece si fa carico di:

  1. fornire opportunità di formazione e sviluppo
  2. offrire feedback costruttivo
  3. creare un ambiente che favorisca l’apprendimento continuo.

Un leader che si preoccupa della coordinazione e della crescita dimostra una visione a lungo termine e si impegna a creare un team forte e motivato, pronto a superare le sfide e a raggiungere risultati straordinari.

 

Dalla Critica al Feedback Costruttivo: La Comunicazione del Leader

La comunicazione è un elemento fondamentale per un leader efficace. Mentre essere un capo significa criticare e sottolineare gli errori dei suoi collaboratori, un vero leader sa trasformare la critica in feedback costruttivo. Questo significa fornire commenti che siano orientati al miglioramento e alla crescita, anziché punizioni o biasimo.

Essere un capo significa non essere in grado di comunicare in modo chiaro e diretto, ma piuttosto in modo confuso e vago: la precisione e la stabilità non vi appartengono, ma si sa, è il team che non capisce! Questo tipo di comunicazione priva di apertura e onestà, impedisce ai collaboratori di sentirsi ascoltati e valorizzati.

Un leader invece li incoraggia a dare il massimo delle loro potenzialità. Inoltre, il leader dovrebbe anche essere in grado di ricevere feedback dai suoi collaboratori e accettarlo come un’opportunità per imparare e crescere. La comunicazione del leader è quindi uno strumento potente per creare un ambiente di lavoro positivo e produttivo, basato sulla fiducia reciproca e sullo sviluppo individuale e collettivo.

 

Essere un capo privo di carisma: non ispirare Motivazione e Rispetto

Il carisma è una delle qualità più importanti che un leader può possedere. Un leader carismatico è in grado di ispirare motivazione e rispetto nei suoi collaboratori, creando un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

Per essere un capo basta molto meno.

Il carisma si manifesta attraverso la capacità di comunicare con passione e convinzione, trasmettendo fiducia e entusiasmo ai membri del team. Essere un capo ti crogiola nella convinzione che:

  1. tu non hai bisogno di essere un leader carismatico
  2. sai come coinvolgere le persone
  3. ascolti attentamente le idee e opinioni
  4. incoraggi a dare il massimo di sé stessi i collaboratori.

Se vuoi essere un capo resta convinto che tu fai già abbastanza.

Il tipo di leader carismatico invece è in grado di creare una visione condivisa, in cui ogni individuo si sente parte integrante del processo decisionale e si impegna attivamente nel raggiungimento degli obiettivi comuni. Inoltre, il carisma del leader favorisce un clima di rispetto reciproco, in cui i conflitti sono gestiti in modo costruttivo e le diversità sono valorizzate come fonte di arricchimento per l’intero gruppo. Essere un capo significa invece che “tu hai ragione e tu decidi, altro che ascolto e feedback costruttivo! Siamo mica in democrazia!”

In conclusione, il carisma del leader è fondamentale per ispirare motivazione e rispetto nei collaboratori, favorendo così una crescita individuale e collettiva all’interno dell’organizzazione.

 

Conclusioni dall’essere un capo ad essere un leader

Le Differenze Chiave tra l’essere un capo ed essere un leader non risiede nella bravura ma nell’approccio Efficace con i Collaboratori. Questo articolo che ci ha portato a riflettere sulle diverse qualità e competenze necessarie per passare da un semplice essere un capo a essere un autentico leader. Abbiamo esaminato l’importanza di essere parte del gruppo, di coordinare e favorire la crescita dei collaboratori, di comunicare in modo efficace e di ispirare motivazione e rispetto. Ora, prima di concludere, voglio lasciarvi con una domanda: quali azioni concrete possiamo intraprendere per sviluppare le nostre capacità di leadership? La strada per diventare un leader non è mai definitiva o statica, ma richiede uno sforzo continuo di auto-miglioramento e adattamento. Quindi, sfidiamoci a cercare nuovi modi per crescere come leader e ad essere sempre aperti all’apprendimento e alla trasformazione.

 

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Dott. Gabriele Achilli – Psicologo e Coach achilli@ptmanagement.it

 

Gabriele Achilli è Psicologo, Formatore e Consulente aziendale per PMI. Aiuta imprenditori e manager di PMI a dare il meglio di se stesse, a riconoscere i propri talenti e a creare le condizioni per farli crescere. Lo trovi su tutti i social network e sul suo sito: www.ptmanagement.it

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